Il senso intimo di questo concetto è da cercarsi dentro una visione del mondo e dei suoi fenomeni, quindi anche dell’uomo, che nonostante possa apparire una moda recente, è in realtà una memoria molto antica, che oggi, semplicemente, si è riscoperta. Una visione olistica dei principi vitali che operano nel mondo, accetta i limiti di una cultura e di un approccio finalizzato alla divisione, alla scomposizione, alla riduzione in termini sempre più piccoli, e promuove invece un pensiero e un ragionamento che considera il tutto come qualcosa di più della somma delle sue singole parti.
Parcellizzando un individuo, come anche una comunità, prendendo in considerazione solo le singole parti, senza metterle in relazione con tutte le altre, non si può arrivare a comprendere chi o cosa sia. Lo sapevano bene i saggi antichi, che conoscevano e rispettavano le leggi della natura e avevano occhi che ancora vedevano, perché non offuscati dallo smog di una visione meccanicistica e riduzionistica, e perché ancora sapevano porsi delle domande. Ed eccoci quindi al punto. Possiamo spiegare dunque che un pensiero olistico è quello che considera ogni essere vivente come una totalità, un insieme di parti, ove non esiste separazione fra ciò che riguarda il fisico e quello che concerne l’emotività o lo psichismo, e che è solamente attraverso la conoscenza delle relazioni fra tutti questi aspetti, e il rispetto di essi, che possiamo veramente raggiungere l’essenza, ovvero ciò che realmente è.
Quello di un professionista di discipline olistiche è un compito complesso e affascinante, un viaggio durante il quale è necessario spogliarsi di molte credenze apprese sin dalla tenera età, per raggiungere il più elevato rispetto per l’individualità, intesa come unicità e non come separazione. L’accoglienza, l’amorevolezza, il non giudizio e il profondo senso di unione fra tutti gli esseri viventi, nonché l’interdipendenza di questi con il loro ambiente, sono la guida che illumina il cammino di un operatore olistico, che mai cercherà di influenzare e calpestare il diritto del suo cliente di essere ciò che è, ma che si metterà semplicemente al servizio di un processo più grande, con la piena fiducia che tutto andrà esattamente dove deve. Non si deve commettere l’errore di rivolgersi a queste professioni come lo si farebbe andando dal dottore, e certamente non ci si dovrebbe affidare ad operatori che agiscono allo stesso modo di un medico o uno psicoterapeuta; ancor meno si dovrebbe cadere in falsi e semplicistici pregiudizi, per i quali un trattamento olistico si trasforma in una scusa per cercare un altro genere di servizio, come accade in taluni centri ove dietro alla parola massaggio si nasconde in realtà ben altro mondo.
Per concludere, prima di chiedere la guarigione, non importa se fisica o mentale, a un terapeuta o ad un esperto di discipline olistiche, si dovrebbe in realtà aprire un dialogo con se stessi, e chiedersi se si è disposti a concedersi la guarigione e che cosa si è pronti ad abbandonare pur di poterla ottenere. Come sapevano molto bene gli antichi, esiste un solo e vero guaritore, ed è molto più vicino a noi di quanto si possa immaginare. Più che vicino, è in realtà dentro di noi. Siamo noi!
Ti è piaciuto questo articolo? Lasciaci un commento!
Leggi il regolamento prima di pubblicare